Geraldo Vandré

 
La vita non si riassume in festivals
Al culmine della finale del festival musicale, nel gremito stadio brasiliano, il pubblico fischia la canzone vincitrice e acclama la seconda classificata.


È il 1968, e nel Maracanãzinho (il piccolo Maracanà a Rio de Janeiro, 13.613 posti) la giuria del III Festival Internazionale della Canzone nomina vincitrice Sabià, di Chico Buarque e Tom Jobim, eseguita da Cynara e Cybele.
La folla protesta, avrebbe preferito Pra não dizer que não falei das flores, il cui autore, dal palco, cerca di calmarla.
"Sapete che penso?" dice Geraldo Vandré, affrontando col microfono la mareggiata di voci, "penso che Antonio Carlos Jobim e Chico Buarque de Hollanda meritano il nostro rispetto. La nostra funzione è fare canzoni. La funzione di giudicare, in questo momento, è della giuria che sta lì." (fischi) "Ancora un cosa. A voi che continuate a pensare di appoggiarmi fischiando... per favore..." (fischi) "... c'è solo una cosa, guarda: la vita non si riassume in festivals!".

Dopo un minuto e mezzo di casini, Vandré inizia l'esecuzione il suo brano: è ciò che si può sentire nella registrazione originale dal vivo (jukebox nella barra laterale). È un documento sonoro divenuto 'storico' soprattutto perché il successo popolare farà del brano di Vandré una sorta di inno nazionale non ufficiale, che verrà cantato dalle folle nelle manifestazioni. Ed è così ancora oggi, una grande maggioranza di brasiliani riconosce motivo e parole della canzone, facendone un pilastro musicale della propria memoria collettiva di quel periodo.
Qui sotto (cliccare sul titolo) le parole di Perché non si dica che non ho parlato dei fiori, con una traduzione senz'altra pretesa che aiutare a capirle...

Caminhando e cantando e seguindo a canção
Somos todos iguais braços dados ou não
Nas escolas nas ruas, campos, construções
Caminhando e cantando e seguindo a canção
[camminando e cantando e seguendo la canzone,
siamo tutti uguali, sottobraccio o no,
nelle scuole, nelle strade, nei campi, nelle costruzioni,
camminando e cantando e seguendo la canzone]

Vem, vamos embora, que esperar não é saber,
Quem sabe faz a hora, não espera acontecer
[refrain:
vieni, andiamo via, aspettare non è sapere,
chi sa, prende l'iniziativa e non aspetta che accada]

Pelos campos há fome em grandes plantações
Pelas ruas marchando indecisos cordões
Ainda fazem da flor seu mais forte refrão
E acreditam nas flores vencendo o canhão
[nei campi ci sono grandi piantagioni di fame
nelle strade marciano 'cordoni' (di carnevale) indecisi
che ancora fanno del fiore il loro più forte ritornello
e credono che i fiori vinceranno i cannoni]

Vem, vamos embora, que esperar não é saber,
Quem sabe faz a hora, não espera acontecer.

Há soldados armados, amados ou não
Quase todos perdidos de armas na mão
Nos quartéis lhes ensinam uma antiga lição
De morrer pela pátria e viver sem razão
[ci sono dei soldati armati, armati o no
quasi tutti sperduti, ma con l'arma in mano
nelle caserme gli insegnano un'antica lezione
di morire per la patria e di vivere senza una ragione]

Vem, vamos embora...

Nas escolas, nas ruas, campos, construções
Somos todos soldados, armados ou não
Caminhando e cantando e seguindo a canção
Somos todos iguais braços dados ou não
[nelle scuole, nelle strade, nei campi e nei cantieri
siamo tutti soldati, armati o no
camminando e cantando e seguendo la canzone
siamo tutti uguali, che ci si dia il braccio o no]

Os amores na mente, as flores no chão
A certeza na frente, a história na mão
Caminhando e cantando e seguindo a canção
Aprendendo e ensinando uma nova lição
[gli amori nella mente, i fiori per terra
la certezza davanti, la storia in mano
camminando e cantando e seguendo la canzone,
imparando ed insegnando una nuova lezione]

Vem, vamos embora...

Sergio Endrigo e Carlos Marighella
In Italia, è Sergio Endrigo che riprende il brano, nello stesso anno. Il cantatutore così lo ricordava pochi anni prima di morire, nel 2005:
Geraldo Vandrè è un cantante brasiliano di cui avevo ascoltato in Brasile la canzone, Pra Nâo Dizer Nâo Falei Das Flôres, che mi era piaciuta molto. Ne tradussi il testo in italiano intitolandola Camminando E Cantando.
La presentai a Canzonissima ’68, dove ero sicuro di passare il primo e il secondo turno, ma sapevo benissimo che non sarei mai riuscito a passare anche il terzo, per cui a quel punto scelsi di cantare una cosa che piaceva a me. Non cercavo la canzone facile ed orecchiabile e preferii usare quella possibilità per dare spazio a canzoni un po’ più difficili.
[da Sergio Endrigo. La Voce Dell’Uomo, Edizioni Associate, 2002]
Il 45 giri con la versione presentata a Canzonissima '68 portava sul lato B la canzone Anch'io ti ricorderò, musica e parole di Endrigo dedicate a Che Guevara.

Nello stesso anno, Endrigo vinse il Festival di Sanremo con Canzone per te; faceva coppia con Roberto Carlos, che divenne l'artista brasiliano di maggior successo commerciale in assoluto, ma che non era coinvolto politicamente con i movimenti di protesta del suo paese.
Qui trovate una versione dal vivo di Camminando e cantando, quella registrata nello show "L'arca di Noè" il 7 marzo 1970 al Piccolo Teatro di Milano (il brano è nel player sulla barra a destra, al momento fuori uso).

Camminando e cantando la stessa canzone
Siamo tutti uguali chi è d'accordo e chi no
Nelle fabbriche, a scuola, nei campi in città
Camminando e cantando la stessa canzone

Fa chi vuole fare e chi vuole andare va
Chi è stanco di aspettare una strada troverà
Fa chi vuole fare e chi vuol sapere sa
Che la speranza è un fiore ma frutti non ne dà

Il soldato armato, amato o no
Con in mano il fucile non sa cosa fa
In caserma si insegna una antica lezione
Di morir per il re e non sapere perchè

Fa chi vuole fare e chi vuole andare va
Chi è stanco di aspettare una strada troverà
Fa chi vuole fare e chi vuol sapere sa
Che la speranza è un fiore ma frutti non ne dà

Nelle fabbriche, a scuola, nei campi in città
Siamo tutti soldati armati o no
Camminando e cantando la stessa canzone
Siamo tutti uguali chi è d'accordo e chi no

Nella mente l'amore e negli occhi la gioia
La certezza nel cuore, nelle mani la storia
Camminando e cantando la stessa canzone
Imparando e insegnando una nuova lezione

Fa chi vuole fare e chi vuole andare va
Chi è stanco di aspettare una strada troverà
Fa chi vuole fare e chi vuol sapere sa
Che la speranza è un fiore ma frutti non ne dà


Questa di Endrigo è ovviamente una traduzione non letterale ma artistica. Quanto riesca a 'rendere' la canzone originale può giudicarlo ognuno confrontando i testi; ci si può anche chiedere quanto essa faccia una traduzione 'politica' di un testo originale, il cui impatto sul contesto brasiliano fu peraltro irripetibile.
Pra não dizer que não falei das flores ('Camminando') fu censurata negli anni della dittatura, e venne eseguita pubblicamente solo dopo l'amnistia, dalla cantante Simone, che ne rinnovò il successo con la sua interpretazione nello show del 1979 al Canecão di Rio: ricorda ancora con sorpresa che non appena cominciò a cantarla, fu immediatamente accompagnata dal coro di tutto pubblico.
Le parole della canzone erano state richiamate nel 1968 da Carlos Marighella, che in un documento affermava la necessità di mostrare che la morte di Che Guevara in Bolivia "non aveva significato la fine della guerriglia":
Al contrario, ispirati dall'esempio disinteressato del 'guerrigliero eroico', noi continuiamo la sua lotta patriottica in Brasile lavorando nel nostro popolo con la certezza nella mente e la storia in nostro favore. (Escritos de C. Marighella, Sao Paulo 1979)
Queste ultime parole rimando direttamente a quelle dell'ultima strofa: A certeza na frente, a história na mão... (Marcelo Ridenti, Sur l'exile et les années rebelles). Nella versione di Sergio Endrigo, ci sono: La certezza nel cuore, nelle mani la storia...

Canzoni in esilio
La giuria del III Festival Internazionale della Canzone fu oggetto di polemiche; Walter Silva, reporter della Folha da Tarde, che aveva 'dimenticato' un registratore acceso nella sala della deliberazione, rivelò che il presidente aveva fatto pressione sugli altri giurati, avvertendoli che i militari non avrebbero accettato la vittoria di 'musiche che fanno propaganda alla guerriglia', come 'Camminando' e 'América, América” (in cui César Roldão Vieira omaggiava Che Guevara).
Ma nello stesso anno venne decretato l'AI-5, il quinto degli 'atti istituzionali' con cui il regime si arrogò i poteri e limitò le libertà. La censura si estese a teatro, TV, cinema, musica e università, e il clima di caccia alle streghe costrinse all'esilio molti artisti.
'Camminando', che veniva vista come una 'Marsigliese', un inno nazionale nato dal basso, fu proibita e Vandré, dopo essersi nascosto qualche giorno nella casa della vedova dello scrittore Guimarães Rosa, riparò dapprima in Cile e fu poi in Algeria, Francia e Germania.
Anche Chico Buarque, autore della canzone vincitrice, partì in esilio, ma in Italia. Il suo testo di Sabià (che si può leggere sotto il video, cliccando sul titolo) è sottile, raffinato, quanto quello di Vandré è esplicito e schierato. Ma è Sabià a rappresentare la memoria dell'esilio, e meglio della comunità degli esiliati (Adriana Coelho Florent, Les chants du 'sabià' funambule: exil, nostalgie et identité dans le Brésil de la dictature militaire), mentre Pra não dizer que não falei das flores resta allo stesso tempo hit e inno della resistenza.



Sabià

Vou voltar
Sei que ainda vou voltar
Para o meu lugar
Foi lá e é ainda lá
Que eu hei de ouvir cantar
Uma sabiá
[tornerò,
so che tornerò
nel mio posto
fu là ed è ancora là
che devo sentire il canto
di un sabià]


Vou voltar
Sei que ainda vou voltar
Vou deitar à sombra
De um palmeira
Que já não há
Colher a flor
Que já não dá
E algum amor
Talvez possa espantar
As noites que eu não queira
E anunciar o dia
[tornerò,
so che tornerò
mi sdraierò all'ombra
di una palma
che non c'è più
raccogliere il fiore
che non sboccia più
e forse un qualche amore
potrà allontanare
le notti che non volevo
e annunciare il giorno]


Vou voltar
Sei que ainda vou voltar
Não vai ser em vão
Que fiz tantos planos
De me enganar
Como fiz enganos
De me encontrar
Como fiz estradas
De me perder
Fiz de tudo e nada
De te esquecer
[tornerò,
so che tornerò
non saranno stati fatti invano
tanti progetti
per ingannarmi
tante erranze
per trovarmi
tante strade
per perdermi
ho fatto tutto per niente
non ti dimenticherò]


Vou voltar
Sei que ainda vou voltar
E é pra ficar
Sei que o amor existe
Não sou mais triste
E a nova vida já vai chegar
E a solidão vai se acabar
E a solidão vai se acabar
[tornerò,
so che tornerò
e per restare
so che l'amore esiste
non sono più triste
e la solitudine finirà]


Il sabià è un uccello, un tordo diffuso in America Latina, la cui grande musicalità rimanda alla figura del poeta che canta la nostalgia per la sua terra. La canzone, per un ascoltatore brasiliano, si situa così in un preciso contesto letterario, quello romantico dell'evocazione struggente del paesaggio brasiliano, in particolare per il lirismo della melodia di Tom Jobim.
Ma i versi di Chico Buarque rappresentano "tutto il contrario di una fuga nella fantasticheria della 'saudade'" e sembrano scritti "in una sorta d'istinto premonitorio" (A. Coelho Florent, cit.) del prossimo esilio a Roma.
Diversamente da Chico Buarque e da altri cantanti brasiliani come Caetano Veloso e Gilberto Gil, per Geraldo Vandré l'esilio non fu un luogo per rilanciare la propria carriera musicale.
Si può anzi dire che ne marcò praticamente la fine; la sua produzione si limita essenzialmente a 4 LP prodotti fino al 1968, tra cui Hora de lutar e Canto Geral, con inoltre, sola eccezione, Das Terras de Benvirá, registrato in Francia nel 1970.
Vandré, tornato in patria, non è più salito su un palco. Rifiuta interviste e sembra rifiutare sistematicamente che la sua immagina sia appiattita su quella di un 'militante' della canzone. È probabilmente uno di quelli su cui l'esilio ha avuto un effetto devastante, e il suo silenzio va rispettato.

Vandré fu in esilio ad Algeri, dove, dicono diversi biografi, 'assistette' al Primo Festival Culturale Panafricano del 1969. Che, come si è visto in altri post (Algeri, porto delle rivoluzioni), fu tutt'altro che un festival di concorso o commerciale. Ed è assai difficile immaginare Vandré silenzioso in quel contesto.

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